Recensione 2016 Anna Maria Dall’Olio

  IV Premio Letterario “Città di Sarzana”

ASSOCIAZIONE CULTURALE   POETI SOLO POETI POETI

Sez.: B  Libro “Poesia EditaFinalista

Anna Maria Dall’Olio

“Latte e limoni”

Poesia dura, scabra, “scomoda”, soprattutto vera, aliena da sdolcinature e compiacimento, quella di Anna Maria Dall’Olio.

Le sue radici toscane non tradiscono l’immediatezza, l’arguzia, la cruda franchezza e fors’anche una certa irriverenza, che si colgono in numerosi ed apprezzabili componimenti della raccolta “Latte e limoni”.

In una società opulenta e priva di valori come la nostra, dove la corruttela dilagante, l’arrivismo più deplorevole e la brama insaziabile di potere e denaro trionfano, sempre più rara è la voce di chi, come l’autrice, assumendosi ogni responsabilità, ne denuncia, con mordacia e coraggio, i vizi, i mali, le troppe inefficienze, storture, carenze, “snocciolati” nella poesia “Gente di montagna”.

Il quadro che ne esce è di una penosa e sconcertante veridicità e sta proprio in questo inconsueto modo di fare poesia l’originalità del libro della Dall’Olio.

Risulta, inoltre, particolare l’impaginazione e la collocazione delle liriche, con spaziature inusitate fra i versi, che rispondono ad una precisa esigenza espressiva di focalizzare e rafforzare il loro pregnante significato.

Si tratta, indubbiamente, di un genere di poesia non convenzionale, di rottura, che volutamente fuoriesce dagli schemi e dai canoni tradizionali per conferire maggior spazio ai contenuti ed ai loro messaggi, perché si commentino da soli.

Scevra da preziosismi formali, pertanto, la silloge si presenta alquanto interessante per il linguaggio scarno ed essenziale, del tutto consono alla gravità e delicatezza dei temi e delle problematiche attuali, trattati dall’autrice con amara lucidità, piena consapevolezza ed onestà intellettuale.

dallolioNella lirica “Vite tribolate” in dialetto toscano, infatti, Dall’Olio affronta il problema del lavoro, delineando una situazione veritiera e preoccupante delle difficoltà del vivere oggi, degli stenti di un’esistenza grama, del cinico sfruttamento di chi è costretto a lavorare la terra per molti mesi, sotto un padrone “dispensiere-capomacchia” , “all’aria ghiaccia, notte e giorno”, in cambio di un salario di sussistenza.

Scrive la poetessa: “Se lavori otto mesi sul terreno/ci pareggi le spese per lo meno/…Si campa a caro prezzo/, sottolineando la bieca spregiudicatezza e l’immorale arricchimento di chi dispensa lavoro, sottopagando i dipendenti … “e invece noi per otto mesi schiavi”./

Laconico e dolente è il verso conclusivo del componimento … “Ghiaccia la roba addosso”,che esprime con disincanto e pungente biasimo la gravità del problema occupazionale oggi, fonte di crescente malessere e disagio.

Anche la breve composizione “Arcobaleni”, se pur poetica nell’incipit “Arcobaleni/ inchiodano lo sguardo/alla cascata/, lascia l’amaro in bocca per la causticità degli ultimi versi “I conti in rosso/inchiodano lo sguardo/alla bolletta”.

Con questo tono ironico ed amaro procedono altre numerose composizioni in cui Dall’Olio, con sguardo sempre attento e vigile sul mondo circostante, fustiga la società odierna, rea di aver trascinato il Paese in una disastrosa crisi socio-economica… “Astronomico il debito statale./ Soverchi tassi d’interesse./ Basso livello medio salariale.//

Ed ancora: “Sull’orlo del baratro/l’Italia sotto tiro/infine sotto scacco:/ si picchia duro./Lacrime e sangue:/a denti stretti/ bocconi amari,/ l’amara medicina./ “Suicidi, troppi. Proteste sul tetto”./  “Scarsa la paga, scarsa sicurezza”./

Vengono criticate aspramente anche le estenuanti  condizioni di lavoro negli opifici, dove gli operai sono costretti, scrive l’autrice, “in piedi, sedici ore” a compiere gli “stessi gesti, sette giorni su sette”, fino a perdere la propria identità, per la mancanza di gratificazioni morali e materiali.

A guisa di slogan breve ed incisivo, in “Domani festa” viene affrontato , con il consueto sarcasmo, il problema della povertà e del precariato “Domani festa/in pentola non bolle minestra/poveri precari/in tasca né picche né denari.//, scrive la poetessa di Pescia.

Queste poesie, taglienti e dolorose al contempo, esprimono la disillusione e l’asprezza della vita, che riconducono al sapore acidulo dei “limoni”, di cui sono l’emblema.

Il “latte”, invece, che come i “limoni” figura nel titolo dell’opera, costituisce il sapore dolce, in quanto primo alimento essenziale nella vita dell’uomo, e richiama il ricordo, la memoria delle proprie radici, la dolcezza e spensieratezza dell’infanzia.

Come efficacemente dimostrano le filastrocche e le poesie in lingua dialettale, in cui è evidente la verve della simpatica scrittrice, permeata pur sempre di tristezza e nostalgia del tempo inconsapevole e gioioso della fanciullezza.

Ne sono un divertente esempio le cantilene “Elvirina, Elvirina”, “Il Carnevale della filastrocca”, “A   Termini, stamani”, dove la rima baciata ne accentua la musicalità ed il ritmo costante.

In alcune di esse, tuttavia, l’artista, sotto forma di spensierate cantafavole, riprende il suo “J’accuse” e  scrive “Fà la nanna tu possa sognare/ mentre babbo poco ha da sperare/ fà la nanna che a casa è tornato/perché la ditta l’ha cassintegrato.//

Così come nella filastrocca “Oh babbo oh cara mamma” ribadisce l’ormai proverbiale detto “Si stava meglio, quando si stava peggio”, alludendo agli anni ’50,’60, nei versi “Quando twisteghein si ballava/ tre volte al giorno si mangiava/ora che canta Caparezza/si casca dalla debolezza/sempre fagioli, sempre patate,/ si fa la cura tutta l’estate./…

Vince su tutto la vivace e corrosiva “toscanità” della Dall’Olio, diamine!

Recensione Prof. Onella Antonucci

PRESIDENTE DEL PREMIO LETTERARIO E ASSOCIAZIONE PSPP:  SUSANNA MUSETTI

VICEPRESIDENTE ASSOCIAZIONE PSPP:  GIUSEPPE DI LIDDO